Giuseppe Cederna – un attore di teatro con la T maiuscola

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Giuseppe Cederna

 

Si, va bene, ok, nobili origini, grandi film, blablabla… ma vogliamo davvero definirlo un attore anche di teatro?

Con questa premessa me ne sono andata a teatro, al Puccini, che di nobile, forse, ha solo il nome, dove una settimana prima ero andata a vedere una cabarettista… mah.

E così, dopo un caracollare fra il traffico da Careggi alle Cascine, con l’emozione nel cuore, emozione che da sempre ho quando vado a teatro, anche se vado a vedere uno spettacolo dell’amico della zia della nonna del cugino, quindi di nessuno, mi sono fiondata nel foyer.

Nel frattempo ci ripenso… vediamo questo Giuseppe Cederna…

E invece…

Ma facciamo un quadretto un po’ meno confuso… Giuseppe Cederna, “figlio del giornalista, ambientalista e politico italiano Antonio Cederna e nipote della scrittrice e giornalista Camilla Cederna, Giuseppe Cederna esordisce come attore nel 1982 con Cercasi Gesù. Tra le sue interpretazioni più note vi è la parte del soldato Antonio Farina, follemente innamorato di una prostituta che poi sposerà, nel film Mediterraneo (1991). Sempre diretto da Gabriele Salvatores, aveva interpretato…” così recita Wikipedia.

Ci ritroviamo in trincea… sacchi di sabbia e una porticina, che si apre in una capanna di fango… con una piccola luce… un uomo disteso sui sacchi di sabbia, sembra quasi morto, e sussulta al fragore delle palle di cannone. E’ la guerra, ma perché la guerra? E quale guerra… qui inizia il nostro viaggio nella storia. 28 giugno 1914, Sarajevo, teatro dell’incipit, teatro di mille guerre, teatro dell’Europa, di quell’Europa che verrà seminata coi fucili, arata coi cannoni, dove nascerà il frumento delle spade.

E non si risparmia, Giuseppe, e ci racconta dei corsi e ricorsi storici, Abramo e Isacco, di come era fatta davvero l’europa, di come le persone giovanissime e per questo senza storia si armano di bombe.

Francesco Ferdinando e la moglie Sofia percorrono i viali di Sarajevo, in mezzo alla folla, e la descrizione mi riporta indietro ma non troppo a Kennedy. L’attentato andrà a buon fine nel senso che solo dopo un mese l’Austria-Ungheria dichiara guerra alla Serbia, e di rimbalzo tutta l’europa verrà inglobata nel conflitto più abominevole e gigantesco della storia. Giuseppe ci racconterà di ragazzi, che vanno alla morte, di cultura, nelle vesti di Ungaretti e non solo, di paesaggi, di tristezza, ma più che altro di devastazione, che lascia sempre comunque spazio a uno spiraglio di speranza. Giuseppe, con la voce, ma più che altro col corpo, ci racconta lo strazio, la desolazione, l’abbandono, la perdita dell’umanità insita nel concetto di uomo.”Le leggi stesse della fraternità dovetti ignorare che fossero leggi” ci dice col corpo e con la voce., “…e continuai la mia guerra, reparti isolati senza ordini dall’alto…”.

Capelli e Manzoni, i musicisti, ci mettono del loro, ma mentre spesso la musica aiuta un attore, laddove manca di bravura, qui fa da colonna sonora fondamentale, come in una tela ogni filo colorato ha la sua importanza, e come in una tela, se mancasse quel filo, ci sarebbe un buco.

Perfetto, uno spettacolo perfetto, con un equilibrio fra parole, musica, movimenti, e più che altro emozioni, difficile da sostenere e da portare avanti per tutto quel tempo. E continuiamo ancora a domandarci, come sempre d’altronde, ma perché è scoppiata la guerra, ma perché poeti come Ungaretti e il resto han dovuto perdere tutto quel tempo a far finta di non essere uomini?

La domanda, questa domanda, resterà certamente senza un’ottima risposta.

La mia domanda ha certamente una risposta: sì, possiamo definire Giuseppe Cederna anche un bellissimo attore di teatro, di teatro passionale, di teatro con la T maiuscola, come pochi se ne vedono. E scusate la mia ignoranza.

 

Sara Marzo

Visto il 4 dicembre al Teatro Puccini di Firenze

 

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