“Troppe Arie” Trio Trioche

Teatro delle Arti, Lastra a Signa, 13 dicembre 2019

Franca Pampaloni, Nicanor Cancellieri e Silvia Laniado, regia di Rita Pelusio

Simpaticamente incuriositi dal titolo, ci sediamo in platea per assistere allo spettacolo del Trio Trioche, che solo pronunciandolo ci riempie la bocca della sua abbondante ‘strabordanza’ ci interroghiamo infatti sulla sua origine, ma la provenienza ci spiega la stessa Silvia Laniado più tardi, è nata gogliardicamente in una allegra serata del 2013 trascorsa insieme alla regista Rita Pelusio, nella quale bevendo un ottimo Borgogna e trastullandosi alla ricerca del loro Nome dice “ …è venuto fuori spontaneamente dando un po’ l’idea del trio” , ” …e scherzando sull’assonanza con le oche e le brioche in un francese italianizzato “ci conferma Franca Pampaloni , vuola’, nasce “Trioche” .
Il suono francese, però  ci evoca anche suggestioni storiche sul teatro di varietà, o, più comunemente  variété  nella sua declinazione appunto francese, un genere di spettacolo teatrale leggero come imitazione del Cafe’-concert .
Si tratta di un genere di spettacolo nel quale si eseguivano numeri di arte varia tra cui operette, giochi di prestigio, balletti, canzoni..in questo caso il teatro si struttura in un alternarsi di note musicali e comicità deliziosa, mai eccessiva un genere molto attuale oggi, ma che raramente racchiude il sapiente studio multidisciplinare e poliedrico di musicisti comici e sapienti intrattenitori, è vero che prende consistenza dal teatro fisico e  dalla clowneria , ma qui l’evoluzione è  stata strumentale/ melodica , è un vero e proprio concerto, la vera protagonista è la musica in genere e la lirica e la fine satira nasconde il voler smascherare il grande amore per questa preziosa arte.
La storia si ambienta sul palco in un concerto musicale, i protagonisti sono una arzilla Signora ( Franca Pampaloni) al pianoforte e il nipote( Nicanor Cancellieri )al flauto traverso che si trova a dover contenere la vivace Norma ( Silvia Laniado) badante della zia che ha una vera abilità artistica lirica e che stravolge completamente il repertorio tradizionale classico a favore di interpretazioni riarrangiate e dissacranti di rumori eseguiti con oggetti  strani spesso impensabili.
L’energia di Norma  è frizzante  con i suoi potenti vocalizzi ed esuberante nella sua comicità e complicità di scambi e di giochi equivoci con il nipote e la briosa zia in un circolo  vivo che ci diverte e ci coinvolge  portandoci avanti ed indietro nel tempo in ogni genere  e a cambi di ritmi immediati senza interruzioni e senza tante parole ma con  interi repertori… da Beethoven…, Johann Sebastian Bach, Rossini  fino a Lady Gaga , passando dalla famiglia Adams, Mission Impossible, il barbiere di Siviglia, “Ancora” di De Crescenzo, l’Ave Maria di Schubert, “I’m singing in the rain “ di Gene  Kelly tutte arricchite di sbadataggini e beffe incredibili, sciroppi, siringhe, gomme da masticare, torce , cucchiai, pettini, dentiere che diventano nacchere,situazioni bizzarre ed incredibili da morir da ridere.
Favolosa è la comicità che coinvolge il pubblico ma che qui simpaticamente si complica e si esaspera con una dirompente Norma in  “Amami Alfredo “ (Verdi, la Traviata) che  in stile Maria Callas si avventa su uno spettatore neutralizzando e rendendo inoffensiva la moglie …è qui che si innesca il vero meccanismo, come una “miccia” preziosa,  la partecipazione emotiva dello spettatore  è  fondamentale, perché una volta introdotti nel gioco avviene  l’incontro tra attore e spettatore rendendo tutto “esplosivo” in un’inatteso e buffo linguaggio, fatto di musica e risate.
Il caratterizzante egocentrismo dei personaggi  e la  poliedricità stessa degli artisti, è abilmente mescolata alla grande preparazione musicale e agli esasperati giochi della gags comica che fa risultare tutto sicuramente vincente.
Alla musica si può addirittura attribuirle la forza di elemento dirompente della” quarta parete” , cioè quel salto che permette di oltrepassare  il limite tra il reale e l’ irreale tipico del teatro  incoraggiando il pubblico a pensare in modo più critico su ciò che sta  osservando, in questo caso ascoltando, riappropriando lo spettacolo della giusta consapevolezza e consistenza, capiamo che non si tratta solo di avanspettacolo ma di studio teatrale sofisticato che lascia il sapore dolce di una serata ben trascorsa.

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